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buone vacanze

BUONE VACANZE A TUTTI

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Scatechismo

…titolo quanto mai contraddittorio, che uso per la memoria al caro don Oreste Benzi, ma forse più consono per parlare di fiducia in sé stessi e di intimità con Dio. In questi giorni con diversi amici virtuali e non (l’articolo sul Papa promesso a Skay lo rimando) sto avendo modo di riflettere su quella intimità con Dio e sulla ricerca sconfinata di verità che ci porta ad affrontarla per poterla poi accogliere ed ascoltare nel proprio Io: l’io interiore.

 

L’io interiore è un segreto come Dio e al pari di Dio, si sottrae a ogni concetto che cerchi di prenderlo per  averne il controllo completo. È una vita che non può essere trattenuta e studiata come oggetto, poiché non è “una cosa”. Non lo si può raggiungere e blandire per impedirgli di nascondersi, con un qualche procedimento umano, meditazione compresa. Tutto quello che possiamo fare con una qualche disciplina spirituale è produrre dentro di noi qualcosa del silenzio, dell’umiltà, del distacco, della purezza di cuore e dell’indifferenza che sono necessari se vogliamo che l’io interiore faccia una qualche timida e imprevedibile manifestazione della sua presenza.   (Thomas Merton, in l’esperienza interiore)

 

 

Parole che traggo da questo stesso blog quindi dalla mia vita e che appartengono a questo grande monaco trappista e che mi hanno accompagnato in questi anni di ricerca e lotta con Dio. Viaggio nel cuore del tempo, andata e ritorno. (L. Ligabue) Il viaggio di Dio. E ci salgo anch’io. E, il pensare a detta evangelica (o spero solo per una mala interpretazione di qualcuno di loro) che della mia vita il protagonista non sia stato io o Dio ma il demonio con l’illusione di appartenere alla grande menzogna della Chiesa Cattolica mi da ai nervi. Così come il presupporre arrogante di fare di chi non credente o agnostico un condannato perché tale e “non ha creduto” è fuorviante per sé stessi e per la stessa idea di Dio come Amore.

Allora spazio all’Io interiore. Spazio alla fiducia in sé stessi che accompagna alla Verità senza indottrinamento; senza prendere a calci e senza prendere per orecchie nessuno. Il fare, alla detta di Don Tonino Bello, è mettersi accanto (per me come sacerdote) all’altro per camminare insieme. Senza abusare della fede altrui. Non tutte le prigioni hanno le sbarre. Allora è giusto e sacrosanto permettere in libertà la ricerca di Dio. Da qui possono venire i confronti anche carichi di scontro positivo se vogliamo, ma in libertà.

 “Ai poveri annunziò il Vangelo di salvezza, la libertà ai prigionieri, agli afflitti la gioia” (dal Messale Romano). L’intimità con Dio è quella intimità che ti permette di conoscere di Lui quello che nessun altro forse sa e che appartiene solo a te. E viceversa. Questo poi ti apre alla fede comune. Alla Chiesa. E ti aiuta a fare discernimento. E ti aiuta a rapportarti nella coscienza, sacrario dell’uomo, con Dio e non col proprio Io. Per evitare di crearmi un Dio\Amico a mia immagine e somiglianza. Per evitare che la mia fede diventi anoressica o bulimica. Ad un riflesso in uno specchio o in una pozzanghera d’acqua possiamo dare mille interpretazioni. Ma l’immagine che da origine a quel riflesso in fondo è soltanto una. A quella bisogna puntare.

All’inferno non osa mandarmi nemmeno Dio se non lo voglio io. Nonostante Dio possa avere mille e uno motivi per farlo. Ma rimette la sua giustizia nella mia richiesta di misericordia a Lui. Che come un buon papà accoglie. Che come un buon papà ristabilisce. Che come un buon papà entra in commozione. Che come un buon papà permette, sempre!

“C’è più gioia in cielo per un peccatore che si converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione”.

Questo è il Dio “catechista”. Indipendente dal mio giudizio. Libero. Amante della vita. Padre. Che mi permette di amarlo e di odiarlo. Che mi permette di cercarlo, trovarlo e cercarlo ancora dopo averlo trovato. La fiducia in me stesso è fede in Dio. E la fede in Dio è ricerca del mio Io.

 

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…diversamente abili…

 

…rieccomi ad aggiornare finalmente il blog… ma i ritmi e tra po’ lo studio mi costringono a non riuscire ad aggiornare in modo preciso. E’ quasi passato un anno dall’ordinazione sacerdotale e in un anno anche il virtuale ha goduto dell’esperienza di Dio o della sua ricerca.

Era in cantiere un intervento sulla figura del Papa ma vista la diatriba in corso in un blog evangelico ho pensato di scrivere qualcosa sull’ecumenismo.

 

QUESTO POST E’ COMPARSO IN UN BLOG EVANGELICO E CHE MI HA LASCIATO DAVVERO SCONCERTATO :

 

“NO all’ecumenismo perche’ antibibilco,

No  perche’ antiparola,

no all’unione politica,

no alle maschere,

no alle falsita’ religiose,

no alle menzogne,

diciamo si alla PAROLA,

SI a Gesu’ .

Che dice:12 Di nuovo Gesù parlò loro: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».

I misteri nella chiesa cattolica traboccano, e’ l’ora che la gente conosca la VeRITA’, CHE ha un nome Gesu’ Cristo!!! Perche’ chi crede in LUI e lo sperimenta ,secondo la parola di Dio e’ Figlio di Dio!!!

Amare Gesu’ significa avere comunione con Lui ED ESSERE IN PERFETTA SINTONIA CON LA SUA PAROLA, chi sceglie altre vie e di non seguire le sue parole non e’ da Dio, e non possiamo e non dobbiamo avere comnìunione !!!” http://ester2424.spaces.live.com/blog/cns!F66F123AF27010EF!725.entry

 

Devo dire però che ci sono numerose testimonianze di comunione; testimonianze che sono tempo addietro partite dallo scontro più o meno agguerrito per arrivare oggi ad una solidarietà che nel rispetto ci fa stare bene insieme. E mi auguro quindi che anche questo ne sia il caso.

Parlare di ecumenismo significa rispondere ad un richiamo forte da parte di Gesù: “che tutti siano una cosa sola” …mandato che rende questo percorso, senza perdersi troppo in parole, biblico.

Non è frutto né di maschere né di falsità religiose perché sappiamo benissimo di essere divisi e che su questo tutti hanno da fare un mea culpa che di conseguenza ci spinge ad essere in perfetta sintonia con la sua Parola. Conoscersi per conoscere.

La rabbia non porta altro se non all’impiccagione della fede, vedi Giuda.

La chiesa cattolica è libera di professare la sua fede come chiunque ed ha le sue ragioni per professare la fede così com’è;  ragioni che hanno bisogno di altrettante ragioni per essere discusse. Un thriller, un film di Dan Brown, e dei luoghi comuni non sono delle ragioni. Sono banalità. E le banalità vanno lasciate in mano a chi è banale o meglio in mano a chi vuole restare nel banale.

Il mistero è realtà abitata da Dio. E non incubo.

Angeli e demoni, vero…

Santi e peccatori… ma esperienza che, per chi crede nella misericordia di Dio, è fonte di santità.

La Chiesa cattolica è come un bicchier d’acqua… a rischio di essere sporcato o prosciugato. La soluzione umana non è mai rompere il bicchiere. Figuriamoci la cristiana. La soluzione è mettere il bicchiere sotto la sorgente e aspettare che questa rigeneri. Il mondo è salvato dalla pazienza di Dio e distrutto dalla impazienza degli uomini; è redento dal silenzio del Crocifisso e non dagli casciara dei crocifissori (cfr. Benedetto XVI) …e se la Chiesa alla detta di Paolo è la sposa di Cristo… bè allora è forse un po’ anche la sua croce. Un po’ come in ogni famiglia… il marito dice alla moglie  e la moglie al marito “sei la mia croce” …ma sappiamo bene che dalla croce, se abbracciata con amore e per amore, viene la salvezza. Ecco perché Cristo non si scrolla da dosso la Croce, la Chiesa, Sua Sposa. Questione di salvezza.

 

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Cardiofitness – se anche Dio sudasse

 

…è da un po’ di giorni che sono in ritardo nell’aggiornare questo blog e nel riflettere su quale tema discutere con voi ho pensato bene di lasciarmi suggerire dalla nostra amica zel qualcosa di interessante. Ma se Dio fosse imperfetto?!? O non onnisciente, diceva zel, in quanto se sapeva già come andava a finire la storia perché l’ha creata così? Per esempio: se già era a conoscenza che Hitler avrebbe fatto quello che ha fatto perché non ne ha modificato il vissuto? Nel frattempo ricevo in forma privata questa mail che pubblico in parte con l’autorizzazione di chi l’ha inviata per iniziare a discutere della cosa.

 

Ciao Francesco… belle le tue riflessioni (…) Mi piace l’argomento, mi faccio le stesse domande…

Ho trovato le mie risposte, se ti interessa… beh, ti dirò lo stesso…

Ti rispondo con un’altra domanda?

Ma tu non hai mai pensato di essere tu Dio? Io sì! Però siamo delle scintille divine, mortali!

Quindi penso che Dio sia imperfetto, e a questo Dio cattolico non ci credo proprio, perchè quelli sono imperatori, non interessati in delegare potere, tanto meno scentifico, cmq…

Tuo blog è pubblico, se non ti disturbo, vorrei leggere ogni tanto quello che scrive.

Un abbraccio!

 

Da quando l’eternità ha scelto il suo tempo e per la storia e in modo particolare per me non posso non essere testimone dell’onnipotenza di Dio. In fondo chi ha mandato la mail ha ragione siamo delle scintille divine “io ho detto: voi siete dei” (salmo 81) e San Paolo aggiungere “Tutto posso in Colui che mi da la forza” …e, lo stesso Gesù quando guarisce più che auto compiacersi usa sempre queste parole “la tua fede ti ha salvato”.

Dio non è limitato nella sua onnipotenza… chiede solo collaborazione ed accettazione nell’esprimerla. Egli tutto può. Parla e tutto è fatto (Salmo 33) creando tutto dal nulla, l’essere dal non-essere, Dio si rivela come onnipotente, bene infinito, che si diffonde. Colui che è, si dona chiamando all’esistenza al di fuori di sè il cosmo visibile e invisibile: gli esseri creati.

A questi fa dono di sé perché creati a sua immagine e somiglianza. Quindi se ci ha creati a immagine di sé ci ha creati liberi. La libertà allora non è il paradosso della sua onnipotenza ma anzi ne è il segno. Che onnipotenza è quella di chi costringe qualcuno a fare qualcosa? Non è più onnipotenza, ma tirannia. E chi vorrebbe un Dio così…?!? Questo anzi sarebbe il segno della non onnipotenza perché sembrerebbe quasi che Egli non sia capace se non con la forza di ottenere l’obbedienza dai suoi figli. Allora è nella libertà la sua onnipotenza. E qui è la risposta al male e all’inferno: se Dio è amore ed è onnipotente perché l’inferno? L’inferno è scelta personale la cui onnipotenza per la libertà ne è segno. Dio è onnipotente proprio perché non mi costringe ad amarlo. Né qui, ne lì. Un prefazio della messa dice:  «È veramente giusto renderti grazie, Padre santo, Dio di bontà infinita. Tu continui a chiamare i peccatori a rinnovarsi nel tuo Spirito e manifesti la tua onnipotenza soprattutto nella grazia del perdono. Molte volte gli uomini hanno infranto la tua alleanza, e tu invece di abbandonarli hai stretto con loro un vincolo nuovo per mezzo di Gesù, tuo Figlio e nostro redentore: un vincolo così saldo che nulla potrà mai spezzare. Anche a noi offri un tempo di riconciliazione e di pace, perché affidandoci unicamente alla tua misericordia ritroviamo la via del ritorno a te, e aprendoci all’azione dello Spirito Santo viviamo in Cristo la vita nuova, nella lode perenne del tuo nome e nel servizio dei fratelli». [ Prefazio della preghiera eucaristica della Riconciliazione I ]

…in fondo è davvero così. Chi ne fa esperienza ne può essere testimone. Quando Gesù moltiplica i 5 pani e i 2 pesci prima di farlo dice ai discepoli “portatemeli qua”. Poteva non farseli portare. Essendo onnipotente poteva moltiplicare dal nulla. Ma gli occorreva quel poco, quel niente per farlo. Quasi a dire che per mostrare al mondo la sua onnipotenza ha bisogno di ciascuno di noi. Per concludere credo possa tornare utile il titolo di questo blog – al cui articolo di spiegazione rimando:  http://faventisundae.spaces.live.com/blog/cns!8834C55786138ABD!1947.entry

                                                 “Fenomenali poteri cosmici in un minuscolo spazio vitale”

 

Già, la sua onnipotenza ci abita e si muove attraverso le nostre mani e i nostri piedi. Parla attraverso la nostra voce. Pulsa attraverso i nostri cuori. Per essendo altro da me si fa in me e cammina con me. E quante volte si incontra Dio nello sguardo di una persona amica. Si dice “mistero della fede” ma il mistero non è qualcosa che non conosco o non capisco ma semplicemente  realtà abitata da Dio. E il mondo, questo mondo, è nostro ed è un segno della sua onnipotenza perché abitato dall’amore. In fondo potevano esistere poche specie di piante e fiori e tutto poteva essere in bianco e nero. Ma una volontà, la stessa volontà che ho io quando decido di mettere ordine nella mia stanza altrimenti è un gran casino, ha voluto attraverso la bellezza ricondurci al mistero. Un amore pronto a sudare. Il resto è silenzio. Credo nel rumore di chi sa tacere.

  

 

 

…video di "un amore pronto a sudare" e "almeno credo" di LIgabue.

…uno scorcio della bellezza e della onnipotenza di Dio: Porto selavaggio (Nardò)

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The day after tomorrow – l’alba del giorno dopo

“(…)ritorna dando vita all’improvvisa gente in cambiamento il tempo a volte è ostile ed altre complice, soggettiva interpretazione, ma spesso torna utile poiché può dare modo di arrivare a mettersi in gioco. (…) Promettimi che eviterai mediocri vie di mezzo accomodanti e che non soddisfano concilianti e che non ti appartengono. La fortuna abbraccia gli audaci e non è pura coincidenza…se avrai calma e lucidità, non subirai il fascino di comode scelte; se avrai buon senso e volontà trascurerai l’abitudine per metterti in gioco”.

Erano i primi anni di seminario quando uscì il testo di questa bella canzone dal titolo “cambio stagione” di Ron; erano gli anni di riflessione di un ragazzo credente le cui coincidenze si legavano a Dio in una catena di provvidenze che mi rendevano più chiara la strada disannebbiando le perplessità di un giovane come me che subiva il fascino di scelte comode pur se nella bellezza che questo mondo è capace di offrire. Ma la stagione di Dio si innesta nella stagione degli uomini perché “Egli ha tanto amato il mondo” (cfr. Gv 3, 16) ed io non sono stato capace pur talvolta desiderandolo per rabbia di essere indifferente a questo mistero. Ma era la mia strada. L’unica a darmi la felicità piena. Un passo del profeta Geremia dice: “mi hai sedotto, Signore, ed io mi sono lasciato sedurre.” Leggevo una traduzione letterale qualche giorno fa che più che farmi sorridere e basta mi ha profondamente fatto riflettere e spingere a mettere giù queste righe. Così diceva la traduzione: “mi hai fregato Signore, ed io mi sono lasciato fregare” …vero!

“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituito per andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15, 16) …altrettanto vero! 

“Chi vuol venire dietro a me rinneghi se stesso prenda la sua croce e mi segua”. (Mt 16, 21) Perché? Per quale motivo “guarderanno a colui che hanno trafitto” (Zac 12) per quale motivo dice “quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me” (Gv 12, 20) Perché una croce?

Perché questo Cristo si è imposto alla storia con così tanta radicalità, quale desiderio, quale mistero cela l’uomo da accogliere un Crocifisso tra i tanti della storia come Gesù di Nazareth? Semplice: egli continua a camminare sulle strade del mondo, perché risorto, e il suo passaggio per quanto lo si voglia fuggire, avvenuto, non ti fa scordare nemmeno l’ora “erano circa le quattro del pomeriggio” (Gv 1, 39) annotano i Vangeli quando Egli passa a chiamare dei perfetti sconosciuti.  È un mistero che continua a ripetersi tutt’oggi e che ti fa rincontrare in modo nuovo te stesso e gli altri.

…ma occorre trascurare l’abitudine …per mettersi in gioco. Non è possibile altrimenti… perché le comode scelte sono sempre alle calcagna e tutti ne siamo affascinati “sforzatevi di passare per la porta stretta (…) Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi". (Lc 13, 30) Attraverso la croce… ?!? Come è possibile? E perché?

…amatevi come io vi ho amato… (Gv 13, 14) è qui la caratteristica e l’essenza del cristianesimo. Solidarietà, fratellanza, amore del prossimo e dei nemici, giustizia, pace… sono valori umani comuni e che il cristianesimo fa suoi insieme con altrettante fedi. Ma quel come io vi ho amato fa la differenza… perché ci mette nelle condizioni di condividere in tutto eccetto l’onnipotenza la condizione divina perché egli ha condiviso in tutto eccetto il peccato la condizione umana. Egli è vero Dio e come tale ci riconcilia col Padre, risorge, distrugge il peccato e la morte ma è anche vero uomo e come tale ci vuole rendere i forti della storia pur nella debolezza. Certo! E’ un debole quell’uomo sulla croce.  “E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.” (1Cor 1, 22-25)

…un Dio che muore in croce: chi non griderebbe allo scandalo?!

…un Dio che si lascia crocifiggere, che non scende dalla croce: chi non direbbe che è uno stupido?!

…ma è qui il mistero: “quando sono debole è allora che sono forte” (2Cor 12,10) proprio perché pur potendolo fare non scendo dalla croce ma decido volontariamente e consapevolmente di andare fino in fondo al dolore, fino in fondo al midollo della vita per succhiarne tutta l’essenza. Perché aver fede non è consolarsi. Per rinascere e per avere il coraggio nella mia “via crucis” ossia tra gli insulti, gli sputi, gli schiaffi, le frustate, i chiodi e le spine che la vita procura di proseguire con calma e lucidità e avere la faccia tosta come quell’uomo della croce di pronunciare le parole che disarmano la vendetta, vincono l’odio: “…perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Ecco come veramente quest’uomo “ti frega” …ed ecco perchè in tutte le chiese del mondo non ci sono più che i segni della gloria e della resurrezione i segni della passione e della morte. Anche io spesso mi chiedevo perché tanto apparente masochismo. Perché non ostentare meglio o soltanto un Gesù Risorto, un Dio glorioso?!? Eppure è lì nel trascurare l’abitudine “di Dio” per mettersi in gioco che è il mistero. Perché quel Crocifisso è lì ogni volta che l’uomo ha la tentazione del “basta, non ce la faccio più” per dire “non è vero, tu sei capace di Dio. Tu sei capace di arrivare fino in fondo.”

Per trasformare il nostro fare, il nostro apparire, nell’essere. Non basta fare il bene. Non basta fare una buona azione. Potrei non essere. Non bastava lasciare i cieli per dirci come comportarci in fondo lo abbiamo nel DNA questo. Occorreva essere il bene. Essere l’amore per vivere la vita con compassione e fare degli altri la mia vita. Il fare offende. L’essere condivide. Ecco perché San Pietro scrive “Cristo patì per voi lasciandovi l’esempio perché ne seguiate le orme” (1Pt 2, 21b-25) …e noi possiamo seguire le orme di uomo, non di un mito. Di quell’uomo che, Figlio di Dio, sa che “tutto posso in Colui che mi da la forza” (Fl 4, 13) perché "…mi ami davvero e non come gli spot che dicono solo bugie… e mi scrivi una lettera perché così per sempre la leggerò, mi scrivi una lettera così ogni tanto piangerò perché l’amore fa piangere lo so…" (Luca Carboni in mi ami davvero) E’ la lettera di Dio. Per me e per te.

 

…ma è tutta una scelta.

"Ecco io pongo dinanzi a te il bene e il male, la benedizione e la maledizione"

…notate i due ladroni: uno guarda verso Gesù, l’altro è girato dall’altra parte…

…cambio stagione…

 
 
(Ron, cambio stagione. Dall’album "E se dico amore" 2001)

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…cloro al clero…

 

CLORO AL CLERO …così a pochi metri sul muretto della metropolitana di Cipro è trionfalmente (dato il nome del quartiere …trionfale…) scritto. Questa come altre simili in giro per Roma e …per il web. Le ultime riflessioni in questo blog nel post precedente e la vita in genere mi hanno portato a voler scrivere qualcosa su questi uomini chiamati …preti. Prima del Grande Incontro in effetti li disumanizzavo e quindi li mitizzavo anch’io nonostante poi per questo non parlassi molto volentieri con loro… ma si sa, chi vede e provvede in genere opera bene ed ha pensato appunto per poter capire meglio farmi diventare direttamente uno di loro.  “Ma diamine don Francesco, perché così giovane hai deciso di sprecare una vita… ?!?” espressioni come questa e simili ne sento abbastanza tutti i giorni soprattutto quando o in metro o in una pizzeria tra volti e sguardi carichi o di stupore o di non so che ti senti come un vortice al centro di discussioni a causa di quella categoria di persone di cui Sant’Agostino, e non solo un detto popolare, diceva “fate come essi dicono e non come essi fanno” …insomma chi al vederti ti sorride e saluta, chi volentieri ti ferma per solo sapere così giovane e prete come è il nome, chi addirittura ti bacia la mano, chi intellettualmente in attivo si ferma per un confronto culturale, chi vuole sapere dove sei per potersi confessare, chi invece bestemmia e codardo scappa via. Tutto questo tram, tutto questo incrocio per via di quel colletto bianco tanto piccolo quanto “intrigante”. Non mi dispiace conservare la parola “spreco” per parlare del prete. In effetti sulla scia del post precedente quella del prete è una vita, preziosa in quanto tale “sprecata” come unguento sul Corpo di Cristo: la Chiesa, a dispetto di chi li considera a rancore verso di essa, vittima del riduzionismo di oggi, “fisici tolti alla sessualità”;  inutile… ma sbraitando sbraitando è questo il passo da fare: riconciliarsi con essa e con chi ne rappresenta il Capo per amarla e renderla migliore “sprecandosi” per lei. Certo, bisogna essere onesti nel dire che ci sono cattivi esempi. Ma su questi, da credenti, il Signore ci invita semplicemente a pregare. Egli fa sorgere il suo sole sui giusti e sopra gli ingiusti e non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva. Preti compresi! In quella che all’apparenza alcuni definiscono “una bella vita” magari c’è il contrario interiore. È diverso dire di fare la bella vita e avere una vita bella. I sacerdoti si portano pesi enormi sulle spalle. Pesi di uomini e donne che affidano alla loro preghiera la vita e cercano quel conforto che viene da Dio. Piccoli e grandi drammi. E dopo il sacerdote è solo. Coi suoi limiti e le sue angosce. A volte in essi si innesta il meccanismo della ribellione e la rabbia verso Dio che “li ha chiamati” come se fosse stata una disgrazia e questa ribellione può portare anche al peccato o all’arroganza o alla superbia (come in chiunque). E dall’altra parte si ricevono spesso (solo) dita puntate. Come se i sacerdoti fossero dei che al primo segno di limite vengono misconosciuti. Con questo non voglio giustificare ma voglio semplicemente che le persone comprendano che anche i preti hanno bisogno di misericordia, quella stessa misericordia che ci porta a giustificare ogni genere di peccato …tranne quelli dei preti. Ora, se errare è umano e chiede misericordia a Dio e comprensione da parte degli uomini, perseverare è diabolico. E’ vero che il diavolo dice mezze verità… ma con questo non significa neanche non essere chiari. Giuda “sarebbe stato meglio per lui se non fosse mai nato” dice il Signore. Quindi occhio ad essere perseveranti nel tradimento di Dio. E poichè “con l’aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato…” (dal messale romano) per questo motivo la Chiesa ci offre i santi… coloro che siamo certi hanno vissuto pur nel limite una vita secondo la volontà di Dio e che per questo sono esempi e modelli da seguire. Meglio guardare a Francesco d’assisi, Madre Teresa, Giovanni Paolo II e proporli ad un mondo sempre più assetato di Dio. Invece che dare cloro al clero (ossia giudizio) il quale essendo un veleno non potrà far altro che inquinare e inquinando intossicare diamo quel claro esempio di virtù che è la preghiera e l’amicizia disinteressata per irrigare il cuore del prete (e non) e renderlo prato così da “fregare” chi vuole più prati e meno preti. 🙂 Una suorina del mio paese dice sempre: “pregate per i sacerdoti. Perché se i sacerdoti sono santi anche il popolo di Dio è santo; e se il popolo di Dio è santo, santo è anche il suo sacerdote” …e, in effetti, non ha tutti i torti. “Il mondo è salvato dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini, è salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori”. (Papa Benedetto XVI)

 

Spirito del Signore,

dono del Risorto agli apostoli del cenacolo,

gonfia di passione la vita dei tuoi presbiteri.

Riempi di amicizie discrete la loro solitudine.

Rendili innamorati della terra,

e capaci di misericordia per tutte le sue debolezze.

Confortali con la gratitudine della gente

e con l’olio della comunione fraterna.

Ristora la loro stanchezza,

perché non trovino appoggio più dolce per il loro riposo

se non sulla spalla del Maestro.

Liberali dalla paura di non farcela più.

Dai loro occhi partano inviti a sovrumane trasparenze.

Dal loro cuore si sprigioni audacia mista a tenerezza.

Dalle loro mani grondi il crisma su tutto ciò che accarezzano.

Fa’ risplendere di gioia i loro corpi.

Rivestili di abiti nuziali. E cingili con cinture di luce.

Perché, per essi e per tutti, Cristo non tarderà.

 

† don Tonino Bello

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…unicuique suum… -i tesori della Chiesa-

…cuore e tesoro… ricchezza e ostentazione… povertà e miseria… carità e pietà… compassione…

In questo nuovo post vorrei affrontare con voi un importante e delicato argomento. Tante e tante volte mi sono sentito dire “…ma il papa\la chiesa parlano dei poveri e poi il vaticano, le ricchezze… come la mettiamo…?!” Domanda spesso legittima ma non sempre accomodante. Perché, mio sempre più certo parere, la Chiesa non può essere la scusa per non fare i conti con Dio. Non vorrò legittimare alcune esagerazioni che sono a carattere prettamente personale di alcuni ecclesiastici in senso stretto e non (perché la chiesa non è solo il papa o i preti ma anche loro) ma mi piacerebbe mettere in luce alcuni aspetti che possono far uscire dai soliti luoghi comuni. La Chiesa è la Sposa di Cristo e come tale vive per il suo Signore e per Lui è <<adorna>> (Cfr Ap 21, 2).

E tutto ciò che di prezioso è in essa è per Lui. Come diceva il Santo più povero dei poveri, Francesco d’Assisi, nella lettera ai custodi: “vi prego, che più che se riguardasse me stesso che, (…) supplichiate i chierici di venerare sopra ogni cosa il santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo (…). I calici, i corporali, gli ornamenti dell’altare e tutto ciò che serve al sacrificio, devono essere preziosi.” Perché? Perché Francesco chiede ai custodi di supplicare i preti a non essere o a usare sciatterie mascherate di povertà per le cose che riguardano la Chiesa e il Signore? Per amore. Non può esistere altro motivo. E il di più "viene dal maligno". Certo la prima e più importante cosa preziosa per Dio è il cuore puro dei suoi figli ma come ogni giovane e come ogni uomo che ama la sua ragazza e la sua moglie e che per lei darebbe se stesso e che per lei, per amore, non perde occasione di farla sentire importante, di renderla sempre migliore e sempre più bella, così è la Chiesa per il Signore e viceversa. E questa è la base del discorso, prettamente spirituale e che chiunque è innamorato può certamente comprendere. Poi c’è da tenere in conto altri aspetti di ordine certamente pratico ma che si innestano in questo; di questi “beni” la Chiesa né è custode per chi, nei secoli, per amore di Dio li ha realizzati… e dunque molti sono ex voto… espressione cioè di fede e ringrazamento e la chiesa per questo nn può sbarazzarsene …per i poveri… altrimenti farebbe come Giuda (e non a caso proprio lui) che  rimproverava la Maddalena di sprecare l’olio prezioso di puro nardo su Gesù invece che venderlo per dare il ricavato ai poveri. Gesù rimprovera duramente Giuda perchè in quello "spreco" c’è un puro atto d’amore e lui con la scusa dei poveri ne è geloso e non se ne accorge. E Gesù aggiunge: “i poveri li avete sempre con voi…” dunque non utilizzateli come scusa… anche perché sarebbe offensivo, tra l’altro,  nei loro confronti. Ed è ancora più offensivo nascondere la povertà dietro una distorta idea di un Gesù poveraccio o straccione. 

Gesù nn era poveraccio avrebbe legittimato la povertà altrimenti. Gesù era semplice: è diverso. È nato in una stalla perchè non c’era posto nell’albergo; (da tenere presente anche i contesto storico …albergo\\stanza\\casa…) se ci fosse stato Giuseppe che era falegname avrebbe tranquillamente pagato. Gesù era un maestro, un rabbì e indossava le vesti proprie del maestro. Nel vangelo si dice che sulla tunica tirarono la sorte invece che dividerla. Perchè? Perchè era cucita tutta d’un pezzo, dunque preziosa. Ora, facendo la dovuta attenzione,  si giudica la chiesa mentre il mondo non esita ad indossare abiti all’ultimo grido e occhiali all’ultima moda; e occorre ricordare che non è sempre oro ciò che luccica. Riporto un episodio di un vescovo che era in visita pastorale nella sua diocesi. Episodio che mi ha molto colpito e che ho vissuto in una diversa circostanza in prima persona. Questo vescovo era in una scuola superiore. E parlava della povertà. Una ragazza, con tono saccente, si alza e grida: “Eccellenza, mentre mi parla della povertà lei indossa una croce d’oro sul petto!?” Il vescovo, si avvicina, la guarda negli occhi, si toglie la croce e le dice: “portala con te, ad un orafo e fatti dire il valore. Poi sarai libera di farne ciò che vuoi”. La ragazza il giorno dopo chiede scusa al vescovo. L’aveva portata e aveva scoperto che era di ottone placcato e che i suoi giovani gli avevano regalato quando era diventato vescovo. A me invece è successo una volta col calice. Regalato quando sono diventato sacerdote qualche mesetto fa.  Una persona mi dice dopo un discorso insieme sulla Chiesa e i poveri: “sì, don Francesco, hai ragione. Però tu oggi la messa l’hai celebrata con un calice d’oro.” …io la messa l’avrei potuta celebrare tranquillamente con un calice d’oro perché “ti amo Signore” ma quel calice era, anzi è, di metallo placcato in oro. Ma la bellezza, salverà il mondo. Quale bellezza. Unicuique suum.

 

Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l’unguento sul suo capo.  Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro "Perché tutto questo spreco di olio profumato?  Si poteva benissimo vendere quest’olio a più di trecento denari e darli ai poveri! ". Ed erano infuriati contro di lei. Allora Gesù disse "Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un’opera buona; i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre.  Essa ha fatto ciò ch’era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura.  In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto".  (Mc 14, 3-8)

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…sapere e sapore…

La Bibbia?!? Le ultime vicissitudini in questo blog (vedi articolo e commenti post precedente) mi hanno molto fatto riflettere su come la Sacra Scrittura se mostrata al mondo senza una corretta ermeneutica possa sembrare banale, ridicola e addirittura fiabesca. Purtroppo però la lettura fondamentalistica e scollegata apre le possibilità a fraintendimenti che più che giustificare, comprendo. Citare Vangeli a sproposito, passi biblici per dire tutto e il contrario di tutto non va bene. Banalizza il patrimonio dei credenti: la Parola di Dio. Approfondire formazione, tradizioni e quant’altro sarebbe difficile in un breve intervento cm questo ma vorrei almeno solo portare alla luce il fatto che essa è quel patrimonio dell’umanità, Parola di Dio all’uomo per i credenti, che in una corretta e logica lettura apre la possibilità della fede. Per non perdermi in parole mie cito direttamente il Catechismo della Chiesa Cattolica in riferimento appunto a quello che scrivo; noterete che per i cattolici il discorso sulla Sacra Scrittura è di gran lunga più ampio rispetto a quello che si è notato nelle spropositate citazioni bibliche da manuale della vita avvenute anche in questo blog da amici pentecostali. Questo ancora non vuole essere un giudizio di fede verso di loro ma solo un rimettere in luce una testimonianza, quella cattolica, che credo, fosse pure solo per conoscenza, sia importante verificare.

 

108 La fede cristiana tuttavia non è una « religione del Libro ». Il cristianesimo è la religione della « Parola » di Dio: di una Parola cioè che non è « una parola scritta e muta, ma il Verbo incarnato e vivente ». 126 Perché le parole dei Libri Sacri non restino lettera morta, è necessario che Cristo, Parola eterna del Dio vivente, per mezzo dello Spirito Santo ce ne sveli il significato affinché comprendiamo le Scritture. 127

109 Nella Sacra Scrittura, Dio parla all’uomo alla maniera umana. Per una retta interpretazione della Scrittura, bisogna dunque ricercare con attenzione che cosa gli agiografi hanno veramente voluto affermare e che cosa è piaciuto a Dio manifestare con le loro parole. 128

110 Per comprendere l’intenzione degli autori sacri, si deve tener conto delle condizioni del loro tempo e della loro cultura, dei « generi letterari » allora in uso, dei modi di intendere, di esprimersi, di raccontare, consueti nella loro epoca. « La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa nei testi secondo se sono storici o profetici, o poetici, o altri generi di espressione ». 129

111 Però, essendo la Sacra Scrittura ispirata, c’è un altro principio di retta interpretazione, non meno importante del precedente, senza il quale la Scrittura resterebbe « lettera morta »: « La Sacra Scrittura [deve] essere letta e interpretata con l’aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta ». 130

Il Concilio Vaticano II indica tre criteri per una interpretazione della Scrittura conforme allo Spirito che l’ha ispirata: 131

112 1. Prestare grande attenzione « al contenuto e all’unità di tutta la Scrittura ». Infatti, per quanto siano differenti i libri che la compongono, la Scrittura è una in forza dell’unità del disegno di Dio, del quale Cristo Gesù è il centro e il cuore aperto dopo la sua pasqua. 132  (…)

113 2. Leggere la Scrittura nella « Tradizione vivente di tutta la Chiesa ». (…) Infatti, la Chiesa porta nella sua Tradizione la memoria viva della Parola di Dio ed è lo Spirito Santo che le dona l’interpretazione di essa secondo il senso spirituale (…)

114 3. Essere attenti all’analogia della fede. 137 Per « analogia della fede » intendiamo la coesione delle verità della fede tra loro e nella totalità del progetto della Rivelazione.

115 Secondo un’antica tradizione, si possono distinguere due sensi della Scrittura: il senso letterale e quello spirituale, suddiviso quest’ultimo in senso allegorico, morale e anagogico. La piena concordanza dei quattro sensi assicura alla lettura viva della Scrittura nella Chiesa tutta la sua ricchezza.

…mi sembra evidente allora che per dare sapore al sapere sia importante non fossilizzarsi e permettere all’uomo di entrare nel mistero (dove per mistero si intende “realtà abitata da Dio”) non per forza ma volentieri (cfr 1 Pt 5) in attesa che il personale cammino di discernimento permetta agli uomini di buona volontà (e forse anche non di buona volontà) di poter dire dal cuore:

 

Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

 

“ecco io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3, 19-20)   

 

…una serratura forzata fa chiamare ladro chi ci entra… chi ha orecchi, intenda.

 

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…Madre…

Su vari blog, in maniera particolare pentecostali, spesso vengono pubblicati articoli “contro” ogni forma di devozione cattolica a Maria, la madre di Gesù. Si parla erroneamente infatti di idolatria, di culto sostitutivo a quello di Dio, di opera del maligno su ogni “presunta” manifestazione cattolica della Vergine Maria. (Louredes, Fatima e Medjgorie) Naturalmente sono intervenuto più di qualche volta in questi blog ed ho deciso allora di scrivere qualcosa sulla devozione a Maria nella Chiesa cattolica. Nulla di sovrumano. Ovvio che dovrò tenere presente del personale per parlare. La mia contestazione va al fatto che di queste cose si parli in termini non corretti (di ignoranza cioè) in quanto è errato scrivere che noi idolatriamo Maria come quasi una dea. Semmai ci sono cattive interpretazioni, ma è un altro argomento.

Quando avevo 6 anni mia madre mi regalò una statua della madonna alta 20 cm oggi un po’ scheggiata per il tempo e per la mia incuria al sacro precedente l’Incontro chiamata “Vergine della Cucina”; raffigura infatti Maria vestita con abiti semplici: un grembiule, una scopa e la paletta e Gesù bambino che, tirandola giù per il grembiule, le chiede di essere preso in braccio. Ora, tutto questo preambolo per dire che  Maria non prende il posto di Gesù. Assolutamente. San Paolo parla in riferimento alla Chiesa di corpo di Cristo e di questo corpo Egli ne è il Capo. Noi, compresa Maria, ne siamo le membra. Maria però occupa un posto particolare in quanto Madre di Gesù che per il credente è il Figlio di Dio. Ma anche solo umanamente lei è colei che più di ogni altro ha vissuto i misteri della vita del Figlio e di conseguenza ce lo indica e ne ha maggior “diritto” di parola. Papa Paolo VI diceva che Maria (usando l’immagine del corpo) ne è il collo che rannoda le membra al capo.

"Donna ecco tuo figlio" – Figlio ecco tua madre". Queste parole introducono Maria nella vita del discepolo, quindi di ogni discepolo, quindi nella Chiesa: “e da quel momento il discepolo la prese nella sua casa”; E quale figlio è geloso se si esaltano le virtù della madre? E’ di famiglia che stiamo parlando. Da credenti. Ed è nella saggezza della madre (che maria possiede) orientare le sue virtù in colui che gliele ha donate: "di generazione in generazione mi chiameranno beata perchè grandi cose ha fatto in me l’onnipotente e santo è il suo nome." Ed in quanto madre, nella chiesa e nel nostro cuore, aiuta i discepoli del Figlio a “fare quello che Egli vi dirà” e come ogni mamma chiede ai figli, con scopa e paletta alla mano, “metti in ordine la tua stanzetta perché devono venire gli amici tuoi”  così dice ai cristiani e alla Chiesa di ieri e di oggi “mettete in ordine il vostro cuore, la vostra coscienza perché deve venire l’Amico e gli amici (i santi)”  Domanda: cosa c’è di idolatrico in tutto questo?

 

 

“Eri bellissima, lasciatelo dire (…) eri davanti a me, davanti agli occhi del bambino; (…) eri sanissima: (…) sulle mie dita c’eri sempre e solo te (…il rosario…) ti davi un attimo e poi ti nascondevi bene io l’ho capito che sei sempre stata grande più di me ma adesso dimmi com’è andata? com’è stato il viaggio di una vita li con te? (breve interpretazione personale mariana del testo “Eri bellissima” di L.Ligabue)

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